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  • Vino Biologico Pavia Borgo Priolo Provincia di Pavia, Lombardia
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La Storia

La Nostra Storia

Le prime coltivazioni presenti in quello che oggi è conosciuto come Oltrepò Pavese furono introdotte dai Liguri, che qui raccoglievano cereali e uve. La vite era infatti già presente nel periodo fra la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro: lo prova la notevole quantità di semi di vite rinvenuta negli scavi archeologici.

Si deve però alla costruzione della rete viaria, effettuata dai Romani, lo sviluppo della zona. Sono loro a tramandarci una viticoltura già all'avanguardia, come testimoniano gli scritti di illustri autori: la vite era presente sulle colline tra Casteggio e Retorbido (Plinio il Vecchio), il vino riposava in botti grandi come mai avevano viste (Strabone), il territorio era caratterizzato da buoni vini, fanciulle graziose e genti ospitali (Columella). Con la caduta dell'lmpero le popolazioni barbariche occupano il territorio e imparano subito ad apprezzare il "liquido" caro agli dei: peccato per certi loro discutibili gusti nella scelta del calice (vedi Alboino). Tale re amava passare le estati in quel di Casareggio (comune di Codevilla) ed al suo servizio la leggenda vuole che operasse tal Bertoldo, simbolo indiscusso dell'uomo delle vigne che seppe tener testa, grazie alla saggezza ed all'acume contadino, ai dotti della reggia del re longobardo.

Giunge il Medioevo e la vite diventa sempre più protagonista facendo da contorno a torri, campanili e castelli ed allietando il palato di clero e nobiltà: i Malaspina, i Visconti, i Beccaria, i Dal Verme e via via sino agli Sforza si confrontano anche in campo viticolo-enologico. Di tale epoca è l'abbazia di Sant'Alberto di Butrio, oasi di pace e di bellezza: pochi forse sanno che Alberto, eremita burlone e reazionario, passerà alla storia per aver trasformato l'acqua in vino.

Un primo insediamento agricolo nei terreni di Torrazzetta fu realizzato ad opera dei signori Ruino della Rocca, feudatari di Rocca Susella che nel 1336 su un piccolo colle edificarono un manufatto, dove ora sorge il caratteristico borgo di Torrazzetta.

Agli inizi del Seicento il luogo veniva acquistato dal nobile Giacomo Cattaneo di Milano cui nel 1636 subentrò Giovanni Battista Paleari; a loro si deve una prima ristrutturazione di Torrazzetta e un sensibile aumento della popolazione nel luogo.

Corre l'anno 1743 (trattato di Worms) e l'Oltrepò, con Voghera capoluogo, diventa provincia sabauda, ed ecco il primo studio dell'ampelografia locale ed il primo censimento catastale del territorio che ne evidenza la vasta superficie interessata dai vigneti e la grande vocazione enologica.

Quando nel 1814 il conte Luigi Paleari morì gli susseguirono i principi Centurione Scotto, di antica stirpe nobiliare ligure. Fu Stefano Centurione Scotto a edificare il grandioso palazzo e buona parte degli edifici rustici che oggi costituiscono Torrazzetta, funzionali già allora alla vita di una fiorente ed articolata comunità agricola.

1815: dopo la parentesi francese, l'Oltrepò torna al Regno di Sardegna e, verso la fine del secolo, l'oidio e la peronospora giungono dal Nord America a turbare il lavoro dei viticoltori e, peggio ancora, la fillossera porterà, a ridosso del XX secolo, alla distruzione dei vigneti.

1883: Termina la costruzione della parte agricola di Torrazzetta, oggi Azienda Agricola Torrazzetta, come riportato nell’iscrizione affrescata ancora visibile sopra la porta di ingresso del corpo entrale.

1894: La proprietà di Torrazzetta raggiunse la sua massima estensione sotto la proprietà del marchese Ademaro Serra, che l’acquistò in quell’anno.

Dopo la prima guerra mondiale, che mutò le condizioni socioeconomiche di tutta l’Europa, un’azienda strutturata secondo le leggi economiche ottocentesche non poté più reggere: la proprietà venne così frazionata e acquistata da agricoltori che coltivavano i loro possedimenti.

1934: L’azienda diventa di famiglia

La parte più consistente dei terreni agricoli di Torrazzetta (allora 29 ettari) fu acquistata da Giuseppe Fiori, bisnonno dell’attuale proprietario, fattore che già coltivava quei terreni. Successivamente, a causa della chiamata alle armi per la Seconda Guerra Mondiale, la responsabilità passò nelle mani del giovane figlio Carlo, padre dell’attuale titolare, ing. Franco, che ne trasformò l’indirizzo principalmente cerealicolo dilatando la superficie coltivata a frutteto ma soprattutto a vigneto.

Fu in quell’anno costruita una capace cantina in grado di trasformare interamente le uve prodotte in azienda. Successivamente, a partire dalla fine degli ’40 la cantina venne costantemente ampliata e modificata per far fronte alle esigenze di produzione dell’azienda, al crescente numero di etichette prodotte e per aggiornarla rispetto alle nuove tecnologie di produzione.

1984: Torrazzetta subì un’altra radicale conversione. Il cambiamento epocale che iniziava in quegli anni ha investito anche l’agricoltura: la sensibilità di Franco e di sua moglie Gianna ai temi della salvaguardia del territorio, della difesa dell’ambiente, della tutela della salute dei consumatori, della continuazione di una cultura contadina ricca di tradizioni e di conoscenze sulle tecniche di produzione e di conservazione degli alimenti ha portato l’azienda agricola Torrazzetta a praticare l’agricoltura biologica.

Oggi, a più di 30 anni di distanza, i figli di Gianna e Franco: Paolo, Sergio e Giulia, si dedicano a portare avanti la Tradizione e la Passione di famiglia.

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Torrazzetta Vini Biologici

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